63-Hamelin

scritto da Iviola
Scritto Ieri • Pubblicato 24 ore fa • Revisionato 24 ore fa
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Testo: 63-Hamelin
di Iviola

In casa mia, da qualche settimana abbiamo un problema con gli scarafaggi.
In cucina, un angolo davvero piccolo, ne spuntano uno o due la sera tardi. Mio marito è un artropodofobico e quindi si è subito votato alla crociata della disinfestazione totale. Per prima cosa ha pulita tutta la cucina da cima a fondo, in due giornate di lavoro. Io ho lasciato in mano tutto a lui, perché è enormemente più caparbio di me e molto metodico. Si è poi documentato a lungo e ha comprato due prodotti diversi. La prima è una trappola adesiva: in pratica nel centro di una specie di tendina in cartone c’è una pastiglietta appetibile e profumata per i blattoidei che dovrebbe convincerli ad avvicinarli e rimanere appiccicati con le zampette sulla superficie. E già questa mi pare abbastanza crudele. Immagino i pensieri dell’animaletto:- Mmh… Che aroma, chissà quale delizia mi ritrovo a masticare! Ma, oh no! Non posso muovermi, non posso andarmene! Aiuto! Aiuto! - nei loro sistemi di comunicazione insettoidi ai feromoni, feromoni di paura dappertutto. E infatti funziona poco, solo con i più giovani. Perché il vero problema è che proliferano immediatamente e fanno nidiate di cuccioli. Abbiamo trovato solo alcuni di loro, poveretti.
L’altro sistema è forse anche più crudele. Si mettono in giro per la cucina in punti strategici delle piccole palline di gel, questa volta non solo profumato, ma anche gustoso. Lo scarafaggio preleva la gocciolina e la va a segnalare ai suoi consimili:- Ehi! Qua c’è roba buona! - se la portano quindi al loro nido. La mangiano, contenti d’aver riempito la pancia e poi muoiono. Insomma, non c’è scelta: bisogna ingannarli.
Il mio gatto non li considera neanche: a lui le bestiole piacciono solo volanti da predare.
A me però dispiace. So che sono una delle specie decisamente non a rischio d’estinzione, che dobbiamo trovare il modo di preservare le nostre case, che è insalubre averne che girano, che probabilmente la repellenza che ne ha la mia metà è la più corretta etologicamente parlando, però a me spiace. Immagino la loro vita frenetica, sempre sull’orlo della morte, incerti se troveranno qualcosa o moriranno subito dopo. Ansiosi di trovare un luogo accogliente, umido e tenebroso. Una vita d’inferno insettoide. Forse per questo mio marito si sente così repulsivo, è anche lui un tipo ansioso. 
Esisterà un modo per convivere pacificamente? Per non dover sterminare le specie che sfruttano - giustamente - le nostre risorse? O la legge del mors tua vita mea durerà finché avremo ucciso l’ultimo scarafaggio presente nelle nostre case? Non abbiamo già estinto abbastanza specie? Non lo so, pur capendo la razionalità e i tempi non abbastanza maturi in cui viviamo, doverli eliminare con tanta corteccia frontale a disposizione e un ingegno mai domo, dover buttare via il piccolo nido di vespe sul balcone, scacciare i piccioni, abbattere i cinghiali urbani e chissà che altro, a me sembra un gioco estremamente sleale. Non c’è partita, come si suol dire.
E, nella mia mente, immagino il giorno in cui tutto questo nostro cemento, queste città sterili saranno divelte dalle radici e dalle edere e da tutta la natura che abbiamo escluso, frotte e frotte di blatte e topi e piccioni vagheranno felici e incontrastati come una leggenda del pifferaio di Hamelin al contrario: siamo noi quelli che devono finire nella montagna, non i topi e smetterla di depredare il pianeta.

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